La vita sulla via francigena

Dal XV al XX secolo

Il borgo di Vaccareccia, in antica terra del Marchesato Malaspina di Olivola appartenente al ramo dello spino fiorito, sorge su un colle, a quota 230 metri sul mare, con vista a 360° sull’Appennino Tosco Emiliano, dal monte Cornoviglio al monte della Nuda con vista mozzafiato sulle Alpi Apuane.

La sua nascita può essere attribuita alla necessità di colonizzazione e coltivazione del territorio da parte dell’autorità dell’epoca (marchese Malaspina di Olivola) e alla difesa di percorsi stradali che si erano andati sviluppando dopo l’anno mille. Era una delle “ville” del territorio unitamente a Quercia, Sanacco e Imolacosta tutte collegate fra di loro da una viabilità minore ancora oggi utilizzata per salutarie rilassanti passeggiate fra boschi di castagni, percorribile solo a piedi lontano dal traffico.


La fama che la vostra casa onora, grida i segnori e grida la contrada, sì che ne sa chi non vi fu ancora; e io vi giuro, s’io di sopra vada, che vostra gente onrata non si sfregia del pregio de la borsa e de la spada.

Fonte: Divina Commedia, Purg., VIII, vv. 124-129


Vaccareccia, infatti, sorge a breve distanza dal percorso storico che univa le Pievi romaniche di Soliera e di Venelia (antico nome di Monti di Licciana Nardi) percorso che , ancora oggi, nel borgo di Pontebosio, viene chiamata “la strada romana” e poteva, sicuramente, costituire un momento di sosta dopo la salita dal Pontebosio verso Olivola o dopo il più lungo cammino da Soliera.

Questo percorso rappresentava una diramazione della via Francigena ed un collegamento con la via del Volto Santo che attraverso la Garfagnana conduceva a Lucca sede della famosa reliquia.

Il borgo non ha mai avuto connotazioni difensive specifiche il che fa supporre che l’epoca della sua nascita fosse tranquilla (sempre in relazione ai tempi): senza mura difensive, le case costruite semplicemente ai lati della strada, che diventa così interna e soggetta, in certa misura, a controllo anche con la realizzazione di porzioni voltate di origine tardo seicentesche.

L’architettura è povera e tipica di una società agricola senza pretese e livellata sotto il profilo sociale.

Il nostro borgo compare, ufficialmente per la documentazione fino ad ora rintracciata, nei documenti alla metà del 1400 grazie a rogiti redatti dal notaio Baldassare Nobili di Olivola.

Negli anni che vanno dal 1465 al 1471 vengono stesi 37 atti dove compaiono, a vario titolo (testimoni, acquirenti, venditori in proprio o venditori per procura quali sindaci delle comunità di Olivola, Quercia, Collecchia e Bigliolo e nei rapporti con il marchese Gabriele di Fosdinovo, subentrato alla linea di Olivola, estinta in modo cruento da parte di un marito tradito nel 1413), alcuni personaggi che si chiamano Zilio, Genisio, Michele, Egidio, Rolando, tutti del fu Simone. Da un atto si ricava che il Marchese Gabriele possedeva “due casamenta” in Vaccareccia oltre a terre ”canipariate” che vengono vendute ad Egidio e Rolando per fornire la dote ad una delle figlie.

Le vicende fiorentine delle fazioni Bianchi e Neri hanno avuto influenza anche a Vaccareccia: infatti una famiglia fiorentina, Baldassini, esiliata si trasferisce prima ad Argigliano, in Garfagnana e successivamente a Vaccareccia dove acquista terreni e dove possiede un casamento; successivamente la famiglia si sposterà a Quercia (un prete Baldassini avrà la cura di Olivola e Quercia nel 1775). Nel 1400 la famiglia si sposterà a Quercia.

Nell’anno 1748 la comunità, su iniziativa dell’alfiere Domenico Blandini, chiede, data la lontananza da Olivola e la situazione della strada di collegamento specialmente nel periodo invernale, di costruire un oratorio per poter assolvere degnamente i precetti cristiani. Il permesso viene concesso e viene così realizzato l’edificio ancora oggi in uso come oratorio. La prima intitolazione è allo Spirito Santo ma, non essendoci una festa codificata, viene aggiunta l’intitolazione all’arcangelo San Michele la cui festa si celebra nel mese di ottobre. A richiesta, oggi, possono essere celebrate anche altre funzioni liturgiche quali battesimi e matrimoni.

L’edificio, di modeste proporzioni, è ad unica navata con cupola centrale, altare barocco semplice e con lesene di partitura sulla parete del lato Est mentre sul lato Ovest confina con altro edificio. La facciata d’ingresso, senza lesene, è contrassegnata dalla porta di ingresso, due piccole finestre laterali e un oblò quadrato tutti contornati da semplici riquadrature in arenaria locale.

La navata prende luce, oltre che dalle finestre della facciata d’ingresso, da finestre in alto sulla facciata Est e da due aperture poste nella parete dietro l’altare.

All’interno è custodita una tela di madonna con bambino e due personaggi di probabile fattura ottocentesca.

Nel 1777 don Santo Gilli, cappellano di Olivola ma originario di Vaccareccia ottiene l’autorizzazione per poter costruire una cappella in Vaccareccia sede della sua famiglia, cappella di cui non si conosce la localizzazione.

Il popolamento del borgo avvenne anche con migrazioni provenienti da altre parti dell’Italia (oltre ai Baldassini da Firenze) come la pianura padana per i Gilli (scomparsi in tempi recentissimi ed i Bertacchini) e dai vicini paesi come Barbarasco e Tresana.

L’economia agricola del tempo non era sufficiente al mantenimento della popolazione così, nel XV° e XVI° secolo, era usanza che nei mesi della vendemmia e della raccolta delle olive molti abitanti di sesso maschile emigrassero, temporaneamente, nell’Umbria ed alcuni di essi, per aumentare il valore del loro lavoro, erano divenuti possessori di diritti (si potrebbe dire di “azioni” moderne) su molini e frantoi in Spoleto ed Ortona che successivamente cedevano.

La famiglia Gilli si era distinta nel campo commerciale in quanto aveva realizzato un servizio di approvvigionamento di granaglie con la vicina Emilia (Parma e Reggio in modo particolare) con trasporto in proprio con asini e rivendita all’ingrosso alle “ botteghe” esistenti in Aulla e Pallerone. L’attività ha avuto termine alla fine del secolo XIX.

Fonte: Architetto Libero Bardi11 marzo 2017